AEPW: operazione di green-wash o vera opportunità per tutti?

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AEPW: operazione di green-wash o vera opportunità per tutti?

Il 2019 è iniziato con una grande notizia per il mondo: 30 multinazionali, tra cui l’italiana ENI, si sono riunite in una alleanza (Alliance to End Plastic Waste) per combattere attivamente la dispersione dei rifiuti di plastica in tutto il mondo.

 AEPW: Alliance to End Plastic Waste

Le aziende multinazionali coinvolte sono curiosamente tra le principali responsabili della situazione. Si tratta infatti delle produttrici di quel materiale plastico che viene disperso nell’ambiente e che risulta particolarmente dannoso per gli oceani e gli animali. Tra i suoi membri più celebri spiccano Procter&Gamble, Chevron Phillips Chemical Company LLC, Henkel, Mitsubishi Chemicals Holdings, Total, Shell e molti altri illustri produttori di plastica a livello globale.

Che queste multinazionali si siano mobilitate perché ben consapevoli che in appena un kilometro quadrato d’acqua salata sono contenute 46.000 micro particelle di plastica in sospensione che danneggiano l’intero ecosistema marino? Forse perché sanno che su 504 pesci prelevati dal Canale della Manica, 184 contenevano piccoli granelli di microplastiche o che 17 su 26 specie di pesci pescati al largo della costa portoghese hanno rilevato residui nel corpo?
E la situazione non è migliore nel nostro Mar Mediterraneo. Lo studio condotto da Grennepeace nell’estate 2018 ha rilevato che il 25-30% dei pesci e invertebrati nel Mar Tirreno contengono microplastiche, una percentuale non dissimile da quella dei pesci nell’Adriatico.

La maggior parte dei micro frammenti di plastica ingoiati dai pesci comunque non giunge sulle nostre tavole perché vengono eliminati durante la preparazione al consumo.  Nel caso di piccoli pesci, invertebrati e molluschi, destinati al consumo “a crudo”, ciò chiaramente non avviene.
La presenza di microplastiche negli animali comporta danni di natura fisica (lesioni al tratto intestinale) e di natura chimica: le sostanze tossiche ingerite possono contaminare non solo la specie del pesce infetto, ma anche quella dei suoi predatori, risalendo l’intera catena alimentare fino all’uomo.

La neonata Alleanza multinazionale si dichiara senza fini di lucro e ha promesso di stanziare 1,5 miliari di dollari nell’arco dei prossimi 5 anni per ridurre la dispersione di plastica attraverso la cooperazione internazionale.

Green washing o vera opportunità?

L’aspetto più curioso in questa situazione è che il metodo più efficace per la riduzione dell’inquinamento da dispersione di plastica, ovvero ridurre la produzione di plastica e imballaggi, NON compaia tra i provvedimenti elencati dalla AEPW. La AEPW ha dichiarato che si impegnerà per migliorare la gestione dei rifiuti in plastica con programmi e infrastrutture che rafforzino i servizi di raccolta, riutilizzo, recupero e riciclo di questo materiale, scarsamente articolati nei Paesi in via di sviluppo.

I membri della AEPW sono società che producono, utilizzano, vendono, processano, raccolgono e riciclano plastica. Viene quindi da chiedersi se non si tratti dell’ennesima operazione di green washing finalizzata a riabilitare la reputazione di queste aziende che ogni anno immettono nel mercato oltre 80 tonnellate di plastica.

Noi speriamo davvero che si tratti di in un risveglio collettivo delle coscienze dei potenti, ma nel dubbio continuiamo a promuovere uno stile di vita sano, biologico ed ecosostenibile che fa bene alla natura e alla salute.

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